Il Maggio, il gigante che per due settimane è stato principe della scena accetturese, è a terra. Il giorno del Corpus Domini rappresenta la vera conclusione di tutte le celebrazioni: il Maggio viene buttato a terra con una successione di colpi di accetta e poi di un tipo di sega manuale, "u strngon".
C'è però il tempo di un'ultima, spettacolare, scalata, questa volta alla piena luce del sole mattutino, alle 8 circa di mattina; è una scalata diversa: sarà l'ultima per quest'anno. Gli scalatori partiranno dalla base, come nella scalata del martedì sera. Arrivati in cima srotoleranno un lungo spago che useranno per issare "U'zcon", la corda utilizzata dodici giorni prima per innalzare la pianta che verrà nuovamente legata al Maggio, per poi essere con forza tirata da giovani e meno giovani che indirizzano in questo modo la caduta del grosso albero; la corda saà utilizzata anche per scendere per l'ultima volta dalla pianta.
Fino al 2008 la domenica mattina era dedicata a rimuovere i pallini che si erano conficcati nel legno durante lo sparo alle "tacchette": in numero dispari, si diceva, portano fortuna. I più fortunati riuscivano addirittura a recuperarne qualcuna di tacchetta, che dava, dopo qualche discussione, diritto ad un premio. Gli uomini per l'ultima volta lavorano nell'anfiteatro, dove con delicatezza "smontano" le crocce che vengono conservate, una delle due sarà riutilizzata l'anno successivo. È questo l'ultimo atto del rito, ossia l’abbattimento, che trasforma il Maggio in legna da ardere per il prossimo inverno. Ma stiamo pure certi che dalle sue ceneri rinascerà un altro grande Maggio, pronto ad essere innalzato durante la prossima pentecoste.