Lo sparo del Maggio

Fino al 2008, il Maggio, una volta innalzato, veniva preso di mira dalle doppiette dei cacciatori accetturesi prima di essere scalato. Durante i preparativi, ai rami della cima venivano legate targhette metalliche contrassegnate da numeri, corrispondenti agli animali messi in palio. I tiratori, organizzati in squadre, sparavano a turno al segnale di inizio, mirando alle targhette. I piombini che si conficcavano nel tronco diventavano ambiti portafortuna, raccolti la domenica del Corpus Domini, quando il Maggio veniva abbattuto.

In passato, si usava appendere agnelli, polli e capretti vivi come trofei, ma negli anni '60, questa pratica fu abbandonata.

Sebbene non esistano documenti storici a conferma, è plausibile far risalire l’usanza di sparare alla chioma del Maggio al XV secolo, quando le prime armi da fuoco cominciarono a diffondersi. Questi strumenti, utilizzati per offesa e difesa, venivano impiegati anche durante le feste popolari per celebrare il giubilo con i colpi di sparo.

Negli anni, la questione della liceità di sparare al Maggio è stata oggetto di accese discussioni, in quanto contraria alle leggi di pubblica sicurezza che vietano il porto d’armi nei centri abitati. Nonostante i rischi associati all’uso di armi in mezzo a migliaia di persone, non si sono mai registrati incidenti, grazie alle misure di sicurezza adottate e al comportamento responsabile dei cacciatori, che provenivano anche da fuori regione. Tuttavia, nel 2008 si decise di interrompere questa tradizione, considerata troppo rischiosa.

 


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