All'alba, i sei rintocchi del campanile della Chiesa di San Nicola risuonano per le strade di Accettura, svegliando un numero impressionante di giovani che, carichi di entusiasmo, si preparano per il giorno che hanno atteso per quasi un anno: la domenica del Maggio, il giorno dedicato al trasporto della Cima. L'appuntamento è alle 7 in piazza, dove si deciderà come raggiungere il parco di Gallipoli. Nell’aria si respira una frizzante euforia, e ben presto appaiono tre o quattro camion. Solitamente carichi di legna, oggi sono vuoti e pronti ad accogliere chi preferisce evitare di guidare, ben conscio dei pericoli legati all’alcol. I rimorchi si riempiono rapidamente, e il corteo di giovani si prepara a essere trasportato verso la foresta.
Dopo una breve sosta, la tradizionale messa e il discorso di zio Rocchino, il “capo della Cima”, che invita al divertimento e raccomanda moderazione nel bere, il gruppo si mette in marcia. Tra una birra, qualche zeppola e le note festose della “bassa musica”, si giunge al luogo del taglio. In un silenzio carico di attesa, l’agrifoglio – il protagonista indiscusso delle celebrazioni – viene osservato con reverenza. Pochi rapidi e precisi colpi d’accetta dei maestri boscaioli fanno cadere l’albero, che viene subito accolto sulle spalle dei volontari per iniziare il lungo viaggio verso il paese.
Il trasporto della Cima è un’impresa faticosa: lunga quasi 10 metri e pesante diverse tonnellate, l’agrifoglio impiegherà circa 12 ore per raggiungere Accettura. Il vino scorre abbondante, "per dare forza" ai giovani che affrontano i 15 chilometri di cammino, accompagnati da canti popolari e, chissà perché, dalle note di “Anna dai capelli rossi”. A volte l’atmosfera si fa leggera: i trasportatori, nonostante il peso dell'albero, si lasciano andare al ritmo della festa, ballando con l'agrifoglio ancora sulle spalle. Le soste sono frequenti, per rifocillarsi con un boccone, bere un sorso di vino o semplicemente darsi il cambio. Chiunque può prendere parte al trasporto della Cima, a patto di essere "sozzo", ossia della stessa altezza di chi gli sta vicino, per distribuire equamente il peso. Le “iascaridd”, botticelle di vino, passano di mano in mano e si beve "a cannetta", come vuole la tradizione, per non disonorare il santo.
Le magliette create appositamente per la festa, simbolo di come la tradizione si evolva, si riducono ben presto a stracci, logorate dal sole e dall’abbondante vino. Finalmente, nel tardo pomeriggio, la Cima fa il suo ingresso trionfale in paese. Turisti e accetturesi si radunano lungo le strade per salutare i “cimaioli”, che, fieri e vittoriosi, attraversano il quartiere “scarrone”. Dalla villa comunale, la Cima viene condotta a piazzetta Bronzini, dove, per la prima volta, incontrerà il suo futuro sposo, il Maggio, in vista dell’unione simbolica che celebrerà la grande festa.