Il mio incontro con la festa inizia con l’attesa del maggio, prima dell’esbosco, insieme ai maggiaioli e alle coppie di buoi che piano piano iniziano a riempire la spianata nel mezzo del bosco di Montepiano.
Da subito i maggiaioli mi raccontano come si svolgerà la festa e mi dicono che una volta stata qui, non potrò che tornare ogni anno per prendere parte alla festa. E da qui iniziano quattro giorni folli, pieni di calore, lavoro, condivisione, aglianico e cibo delizioso. Seguiamo il trasporto del Maggio verso il paese, con le coppie di buoi che, affaticate, procedono lungo una stretta strada sterrata. Il giorno successivo, all’alba si parte per il taglio della Cima. I cimaioli, dopo aver tagliato l’agrifoglio prescelto, lo trasportano a spalla dalla foresta di Gallipoli Cognato, cantando, ballando e bevendo dalle botticelle per i 15 km che ci dividono dal paese. In tarda serata, Maggio, Cima, maggiaioli e cimaioli raggiungono Accettura.
Il lunedì nella piazza iniziano i lavori per innalzare il Maggio. Si continuerà a lavorare incessantemente fino al giorno successivo, quando avviene l’innesto, l’atteso matrimonio tra gli alberi. Il Maggio ora può essere issato, per poi essere scalato da alcuni giovani del paese.
Finiamo questi 4 giorni con la testa in sù, a guardare la scalata di tre Antonio, che iniziano con una coppia di funi e poi, a mani nude, raggiungono la cima, parecchi metri più su.
E in quei momenti mi metto a pensare che in questi quattro giorni c’è tutta la vita, con la sua semplicità, le sue passioni, i suoi amori e che qui ci vorrò tornare, proprio come mi avevano detto appena arrivata, anno dopo anno, per viverla ancora una volta.