Dendrolatria
La dendrolatria, o culto degli alberi, è stata una pratica diffusa in molte culture antiche, dove gli alberi erano considerati dimore di divinità o simboli di poteri magici. Questa tradizione, particolarmente forte tra Celti e Germani, fu oggetto di un lungo conflitto con il cristianesimo, che ne tentò l’estirpazione attraverso la distruzione di alberi sacri e la conversione delle popolazioni.
Dal periodo romano al Medioevo, figure come San Martino di Tours, San Colombano e San Bonifacio combatterono i culti arborei, abbattendo alberi venerati e sovrapponendo simboli cristiani ai riti pagani. Anche San Carlo Borromeo nel XVI secolo condannò i riti legati agli alberi, trasformando le celebrazioni in processioni cristiane. Nel tempo, la Chiesa associò alberi e foreste alla Madonna e ai santi, come dimostrano santuari dedicati alla Madonna della Quercia o a San Silvestro.
In Basilicata, la tradizione del Maggio di Accettura è un esempio emblematico di riti legati alla natura e alla fertilità, con profonde radici pagane. Nonostante i tentativi di cristianizzazione, questa festa conserva il suo significato ancestrale, celebrando il legame tra uomo e natura.
Nel XIX secolo, gli alberi acquisirono nuovi significati politici, come gli Alberi della Libertà durante la Rivoluzione Francese, presenti anche in Basilicata durante la Repubblica Napoletana. Con il ritorno dei Borbone, questi simboli furono eliminati, spesso con violente repressioni.
Oggi, nonostante la perdita delle motivazioni magiche o sacrali, le feste legate agli alberi sopravvivono, dimostrando un amore per la natura che attraversa i secoli e unisce tradizione e modernità.

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