La Cima: un Agrifoglio

“L'amore è come una spinosa rosa selvatica; l'amicizia come l'albero di agrifoglio. L'agrifoglio è scuro quando la rosa selvatica fiorisce, ma quale dei due fiorisce più costantemente?" (Emily Jane Bronte)  - Articolo inviato da Antonio De Bona-

Questo è un piccolo albero molto spesso reputato arbusto, alto 8–10 m che raramente arriva a superare i 15–16 m. Ilex aquifolium è il suo nome il suo nome scientifico che deriva da acrifolium (acer = “acuto” e folium = “foglia”).

Comunemente viene chiamato “pungitopo maggiore” per l’utilizzo e l’uso di sistemarlo sulle tavole appese o corde dove veniva posta la carne salata o altri alimenti per proteggerla dai roditori. Viene chiamato anche alloro spinoso o leccio spinoso per la somiglianza delle foglie con queste specie. Parliamo di una pianta tipicamente invernale che segna il passaggio tra un anno solare e l’altro, la quale tutti conoscono perché è uno dei simboli verdi del Natale.

A questo albero vengono associate anche le feste di fine d’anno. Meno conosciuto è il fatto che questa pianta presenta delle foglie polimorfe (da Polys = “molto” e Morphe = “forma”) questo significa che sulla stessa pianta, nei rami bassi posti all’ombra e sui giovani virgulti presenta foglie con lamina ondulata, accartocciata, dentata e spinosa, provvista di 12–14 pronunciamenti aculeati (6–7 per lato) mentre sui rami alti nella regione dell’infiorescenza, i denti (spine) sono meno sviluppati o possono mancare del tutto; qui le foglie si presentano ovali, piane o ellittiche con una sola spina sulla punta.

Le piante femminili recano in genere spine più robuste rispetto a quelle maschili. Il frutto è una drupa carnosa di colore rosso corallo di 8–10 mm, che appaiono solo sugli esemplari femminili, maturano in autunno e durano tutto l’inverno e vengono consumate soprattutto dagli uccelli. La drupa a maturazione contiene 4 noccioli ossei scanalati lunghi 6–7 mm. Comunque le foglie, sempreverdi, sono coriacee, lucide, di un colore verde scuro nella pagina superiore, mentre in quella inferiore sono di un colore più chiaro. La durata media delle foglie e sui tre anni.

La corteccia è liscia e glabra, molto sottile di colore verde da giovane tendente al grigio sulle piante adulte. I fiori sono piccoli e poco visibili, ed essendo una pianta dioica, sia i fiori maschili che quelli femminili si trovano su piante separate. Questo albero relitto dell’epoca terziaria, originario proprio dell’Europa meridionale e delle regioni atlantiche, vive spontaneamente in un areale che va dalla penisola iberica fino a lambire le coste del la Norvegia, dalla Germania al Caucaso e parte della vecchia Persia compresa la parte settentrionale della Tunisia e dell’Algeria.

In Italia vive frequentemente nelle fustaie di latifoglie (faggete e cerrete) ed in altri tipi di bosco montano; nella penombra forma talvolta un fitto sottobosco tanto da apparire quasi da ostacolo alla rinnovazione naturale. Predilige fasce climatiche umide ed è una specie “sciafila” (ombri vaga), poiché nei confronti della luce richiede minime esigenze in quanto possiede il vantaggio di non dover rifare il proprio apparato fogliare.

Per questo motivo il suo accrescimento e assai lento. Questo albero si trova dal piano fino alle Alpi 1200 (1500) m dove resiste a tutti gli inverni e può vivere fino a 250–300 anni. In Italia è presente in tutte le regioni, però in Sicilia, nel parco delle Madonie e precisamente a Piano Pomo in agro del Comune di Petralia Sottana (PA) vivono gli esemplari più belli d’Europa che superano i 18m d’altezza ed età di oltre 300 anni. Sono di proprietà della Azienda Regionale Foreste Demaniali.

Su questo albero si sono raccolte tantissime curiosità correlate anche alle sue proprietà “dendroterapeutiche”. Essendo un sempreverde era considerato un simbolo di vita perenne, nonché “protettore” per eccellenza. Infatti oltre alla sua apparente eternità vi è da aggiungere la sua tangibile generosità; effettivamente offre riparo a moltissimi piccoli animali, proprio quando tutta la vegetazione va in dormienza. Tutta la gente, che generalmente prima viveva un contatto più diretto con la natura, apprezzavano particolareggiatamente di più gli alberi e tenevano in grande considerazione questa pianta poiché credevano che le foglie, acuminate e pungenti, fossero come armi di difesa, ed immaginavano che avessero il potere di tenere a debita distanza gli spiriti maligni. La pianta, nel linguaggio simbolico di allora, rappresenta dunque la difesa, la precauzione, la previdenza e la resistenza. Ecco perché portavano ramoscelli di agrifoglio (e di pungitopo) come veri e propri talismani contro i malefici. 

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